giovedì 18 febbraio 2010

Katakalyptoméne


Ammetto che il nome è un po' ostico, anche io di solito la chiamo Kata, giusto per brevità; in realtà è il participio presente medio-passivo di katakalýpto, verbo greco che significa "coprire, velare, nascondere", quindi significa "Velata". Come già spiegavo parlando di Mithril, è quasi tutta di recupero: telaio, movimento centrale, catena, ruota anteriore, cannotto sotto sella li ho avuti da mio fratello in cambio di Attila, la prima bici su cui ho messo le mani, una Taurus degli anni '80.
Si tratta di un telaio da corsa degli anni '80, piccoletto (forse misura 50, ma non sono un esperto, potrei scazzare di brutto), con un carro posteriore bello corto. Il colore originale è osceno, un bianco opaco che sfuma nel viola verso il movimento centrale. Montava un pacco pignoni da 5 e una doppia guarnitura anteriore; il deragliatore posteriore era completamente andato, quello anteriore era cementato di sporco irrancidito e piume di gallina (il primo proprietario la teneva in pollaio).
Appena l'ho recuperata, ho tolto i deragliatori per commutarla in una singlespeed, e, già che c'ero, invece di riverniciarla, l'ho ricoperta completamente con un "velo nero", avvolgendo attorno al telaio una serie di camere d'aria ormai inutilizzabili; ho sostituito la piega originale con una roba bizzarra da MTB e ho montato un paio di manettine Tektro da BMX; ho sostituito i copertoncini originali 700x23C con due coperture meno estreme, da 700x28C Victoria Randonneur, che mi davano un po' più di grip sul bagnato. Per due o tre anni sono andato in giro con questo assetto, poi un giorno ho piegato il pignone su cui avevo settato la catena, e ho cambiato ruota, sostituendola con un pignone singolo. Poi ho cambiato vita e casa, con poco tempo da dedicare alle bici; poi ho recuperato un telaio un po' più solido e meglio dimensionato, da cui ho ricavato Anastasìa, che è diventata la mia ammiraglia fino al giorno in cui me l'hanno fregata.
In realtà, erano due mesi che avevo in garage una ruota fissa (mozzo Miche e cerchio Ambrosio) comprata da Ciclistica, che attendeva di essere montata proprio su questa piccoletta. Pian piano ho ripulito il telaio dal vecchio rivestimento e ne ho messo uno nuovo; ho spazzolato ben bene e lucidato a diluente il movimento centrale e la catena; ho trovato un sellino ultrapiatto ultraleggero ultrafighetto in offertissima; ho segato la piega in modo da ottenere una sottospecie di manubrio crono e l'ho ricoperta, anche qui, con budello avanzato; ho messo dei pedalini con sgancio automatico, e finalmente ho una bici a scatto fisso.
Prossimamente foto più decenti.

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