lunedì 3 maggio 2010

Glenn Cooper, La biblioteca dei morti

Come ebbi a scrivere, questo libro mi era stato presentato come una cagatina. E in effetti. Di per sé l'idea di cambiare un po' le carte a proposito della famosissima Area 51 (aargh, whishh...) non è male. Solo che poi il resto è veramente prevedibile! La storia dello sbirro che una volta era il criminologo esperto di serialkiller più figo di tutta l'FBI, e che adesso è messo male per via del divorzio, e nessuno se lo fila, e viene assegnato alla collega giovane e culodritto, e poi i due si innamorano e (niente niente) addirittura gli presenta i suoi, insomma... come dire, non è proprio una gran novità, ecco. Poi c'è l'altro, un mega-nerd maniaco di software con problemi di relazione interpersonale che cerca di risolvere nell'anonimato di un casinò di Vegas (sempre quello, da bravo autistico), dove conosce una tipa carinissima che fa (ma dààààài) la batta di lusso e che però si innamora di lui perché ne intravede l'animo gentile, e poi salta fuori che lavora all'Area 51 e che è (ma noooooo!) l'ex compagno di stanza dell'agente ex figo dell'FBI e che insomma glie la vuole fare pagare. Interessante, se non fosse che un inguaribile consumatore di filmacci hollywoodiani come me non riesce a godere di una simile lettura, perché si interrompe continuamente per ricordare dove ha già visto la scenetta, il trucco, il sotterfugio. Ma il vero colpo di grazia viene dal filone antichistico della storia, quello che parte dall'alto medioevo, con la nascita di un settimo figlio di settimo figlio (oh, accidenti, forse mi ricorda qualcosa...) che viene accolto nel solito monastero, dove non parla mai con nessuno, ma in compenso scrive tantissimo: nomi, e solo quelli, accompagnati da date, di nascita e morte. Ora, passi che il senza che nessuno gli abbia mai insegnato a farlo, ma che bisogno c'è di scrivere i nomi dei cinesi in caratteri cinesi? e per i Navaho come la mettiamo? pittogrammi? e i poveri aborigeni australiani? insomma, la faccenda scricchiola. Poi il nostro si moltiplica, diventa una genia, una intera razza di veggenti con i capelli spettinati e rossicci (e chissà perché 'sti poveri rossi devono sempre fare la parte del diavolo...) che per secoli non fa che scrivere l'anagrafe dell'umanità intera. Ma sono tutti settimi figli di settimi figli? in teoria no, perché l'originale, quando figlia, mette al mondo un veggente suo pari al primo colpo (che è anche il primo colpo per la madre, quando si dice la sfiga...), e anche qui la leggenda del settimo figlio di un settimo figlio perde il suo appeal...
Alla fine c'è pure il colpo di scena, che non rivelo per non rovinare la lettura a chi volesse sollazzarsi, ma che tutto sommato è prevedibile come una multa per eccesso di velocità.
Al postutto, una cagatina.

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