venerdì 14 maggio 2010

Vikas Swarup, I sei sospetti

Bel libro, molto hindi, legatissimo alla situazione attuale dell'India, civiltà affascinante ma anche ricca di zone d'ombra, come la corruzione devastante, la perdita di valori di fronte al denaro, la smitizzazione dei padri della patria (c'è uno spirito che si impossessa di un manager in pensione fingendosi lo spirito del Mahatma Gandhi), le baraccopoli dominate dai gangster, i call center che succhiano le forze delle nuove generazioni, lo sfruttamento e i maltrattamenti infiniti delle poche popolazioni tribali rimaste, i bianchi imbecilli che si fanno intortare, persino un gruppo di guerriglieri qaedisti (a dire il vero una banda di segaioli sfigati...). Tutto ruota intorno all'omicidio di un personaggio veramente sgradevole, il mafioso figlio di un gangster prestato alla politica, che si merita la pallottola che lo fredda alla fasta per l'ennesima assoluzione da un omicidio che ha davvero commesso. Ma la forza di questo libro, più che nella situazione, sta nei personaggi, che sono davvero costruiti in maniera puntuale e precisa: l'americano che sbarca in India e non riesce più ad andarsene, finendo per innamorarsi della diva di Bollywood, è semplicemente geniale, e il pigmeo delle Andamane che si innamora della piccola vittima della tragedia di Bhopal è pura poesia. La soluzione del mistero (chi ha sparato?) arriva veramente alla fine, e lascia molto, molto scettici sul ruolo della stampa.
Da leggere (sognando i ghat di Varanasi).

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