venerdì 27 agosto 2010

Stieg Larsson - Uomini che odiano le donne.

Il libro è lungo, spesso ripetitivo, in alcuni punti finanche noioso. I personaggi sono dipinti in maniera assai diversa, alcuni sono approssimativi (Martin, il commissario Morell, Cecilia Vanger), alcuni ben definiti (Dragan Armanskji, il vecchio Henrik, Erika). Il protagonista Mikael sembra quello più approfondito, con uno spessore notevole, sennonché non si schioda un millimetro da se stesso in tutto il libro. Poi c'è Lisbeth Salander, che ha tutte le carte in regola per la parte dell'eroina cyberpunk: anoressica, introversa, disadattata, anaffettiva, tatuata, violenta quando serve, geniale hacker, con un passato misterioso a cui si fanno molti accenni, senza però mai approfondire (del resto è solo il primo di una trilogia, se sveli tutto già all'inizio, come fai a vendere il resto?), che però è capace di evolvere, interrogandosi sulla propria relazione con il mondo e con gli altri. Insomma, forse un po' ruffiano, ma gran personaggio, ecco.
La storia procede con lentezza a volte esasperante per le prime 400 pagine, con i protagonisti su piani paralleli, poi i due si congiungono, tirano le fila degli assassinii e smascherano un losco finanziere riabilitando l'onore e la coscienza di Mikael. The End.
Alcune cose mi risultano irrisolte: la giustificazione biblica degli omicidi viene praticamente lasciata cadere nel nulla; a un certo punto c'è in giro una Glock che non si capisce che fine faccia; non ho capito perché mai Lisbeth distrugga i raccoglitori con le prove dell'esistenza del serial killer; com'è che una come lei, che ha una totale incapacità di relazione umana, riesce a infinocchiare almeno due direttori di banca (!) in Svizzera (!!) per rubare dei gran soldoni (!!!) dal conto del losco finanziere?
Debiti più o meno evidenti: il commissario Vallander di Mankell (e non solo per la collocazione svedese); tutti gli psicopatici sadici ossessivi di Fred Vargas (in particolare in Sotto i venti di Nettuno e Un luogo incerto), Luce Virtuale di William Gibson (Lisbeth mi ricorda per molti aspetti Chevette Washington, che a sua volta mi ha sempre ricordato la Vera Mezza di Sandrone Dazieri, sia in La cura del Gorilla che in Il Karma del Gorilla); Festen - Festa in famiglia di Thomas Vinterberg (1998).

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