sabato 25 settembre 2010

noi, del Myanmar, ce ne freghiamo

Stavo leggendo poco fa le notizie.
Naturalmente, online: non ho la TV, perché il livello di quello che si vede in Italia, sia su RAI che su Mediaset, è talmente basso che nemmeno Report riesce a convincermi che valga la pena pagare il canone.
Naturalmente, su siti esteri: i giornali italiani, anche online, sono pieni per quattro quinti delle beghe di parrocchia della politichetta nazionale, con le solite facce fardate, frasi da circostanza, sdegno a comando, bugie smaccate, liti da pescivendoli condite da litanie lamentevoli; oppure del calcio italiano, dei VIP italiani (o americani, ma soprattutto se vivono in Italia e hanno una fidanzata italiana), del calciomercato italiano, degli attori televisivi italiani, del calcio in TV italiano, delle starlette televisive italiane che lavorano in programmi italiani di finta satira e sposano calciatori italiani con cerimonie nuziali all'italiana, le cui assurde spese sono coperte da esclusive fotografiche rilasciate a giornali di gossip italiani. Insomma, diciamocelo: una stampa un tantino autoreferenziale.
Leggevo, adunque, sulla BBC World che in Myanmar si faranno delle elezioni, che probabilmente saranno una farsa, che Aung San Suu Kyi potrà andare a votare (o forse no), ma (e questo è certo!) non potrà candidarsi, che i militari hanno già blindato il confronto, che sotto la Shwe Dagon pagoda non cambierà nulla. Cerco - e trovo subito - conferma su Le Monde.
È una notizia che dovrebbe dare da pensare, soprattutto a quelli che credono ancora che l'intervento di Fassino, inviato speciale della UE durante la rivolta dei monaci nel 2007, sia servito a qualcosa (a parte, ovviamente, gonfiargli i rimborsi spese a carico dei contribuenti UE). È una notizia che parla di un paese dimenticato da tutti, tranne da quelli che conoscono il valore delle sue miniere e dei suoi giacimenti di petrolio (la francese Total, per esempio, vedere per credere), o anche semplicemente dei suoi paesaggi incredibili e della sua gente accogliente, e che per sfruttarli al meglio non esitano a scendere a patti con la giunta militare. È una notizia che non dovrebbe passare inosservata davanti a chi si riempie ogni giorno la bocca con la Libertà, la Democrazia, il Bene dell'Uomo e tutte le belle parole di rito dei nostri politici di qualsiasi schieramento. E, alla fine dei conti, non dovrebbe lasciare tranquillo nessuno, visto che, come sostiene il dr. Tint Swe, uno dei più importanti dissidenti birmani all'estero: "Burma's military junta survives thanks to world’s hypocrisy".
Così, per farmi del male, do un'occhiata ai siti dei maggiori quotidiani della Repubblica di Gomorra:
Repubblica: niente.
Corriere della Sera: zero.
il Sole 24 Ore: notte fonda (però qui ci sono vagoni di megabyte sulla settimana della moda di Milano: vuoi mettere quelle gran gnocche di modelle con quegli sfigati dei Birmani?).
La Gazzetta dello Sport: ahahahahahahahah!
Poi passo a giornali, diciamo così, meno diffusi, e ottengo i seguenti risultati:
l'Unità: un articolo.
Il Fatto Quotidiano: nada.
Il Mattino: magari in un altro momento, eh...
Quotidiano Nazionale: un articolo!
Libero: il nulla.
Non è che io mi stupisca, intendiamoci, né tantomeno mi indigno. Gli italiani sono così: si esaltano un momento per le gesta dei monaci che si ribellano a uno dei regimi più beceri del mondo, ma poi dimenticano persino l'esistenza di quel Paese, lo cancellano dalle sezioni "esteri" dei giornali, dove, invece, si parla tantissimo dell'eroismo dei nostri soldati che esportano la democrazia in Afghanistan, non sparando sui civili come i marines cattivelli, ma addestrando la polizia (che poi si comporterà come la nostra?); dei disastri aerei in tutto il mondo; degli insulti alla signora Sarcozy; dei reali d'Inghilterra; del ministro Frattini e del suo mirabolante ascendente sulla diplomazia internazionale e addirittura sull'ONU; dell'importanza dell'Italia nel G8 o nel G20 o al Forum di Davos; delle amicizie con un capetto nordafricano che nemmeno il resto del mondo islamico riesce a capire se c'è o ci fa; del legame che ci affratella ai plutocrati della Russia postcomunista (bella compagnia, eh?).
Così, senza vergogna.
Tanto, a noi, di quello che succede nel mondo, ci fotte 'na sega: non viviamo forse nel migliore dei Paesi possibili?

1 commento:

  1. gira e rigira si finisce sempre li...il fiume di denaro arma gli spietati contro i poveri ignoranti per prendersi le ricchezze della Terra, ci costruisce attorno con mezzi illimitati una cappa di verità costruite che ci illudono di vivere in un mondo dei sogni pieno di divi del cinema, politici che ipnotizzano parlando di nulla e gnocca a profusione (chiaramente) per alimentare il maschilismo imperante!
    Poi i più civili abitanti del nord Europa hanno una cappa un pò più estesa, ma anche loro vivono secondo le regole auree del Capitale...schiavi del debito, degli interessi, del Signoraggio...
    la strada è lunga...certo se abiti a Myanmar lo è di più...
    Report fortunatamente lo si vede anche in streaming :-)
    Ciao! R

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