sabato 18 settembre 2010

Stiamo messi bene (pars prima)

Leggevo ieri sul numero 9/2010 di Time (30 Agosto), a pagina 10:
The 21st century will not be dominated by America or China, Brazil or India, but by the city. In an age that appears increasingly unmanageable, cities rather than states are becoming the islands of governance on which the future world order will be built. This new world is not — and will not be — one global village, so much as a network of different ones.
Cercando notizie dell'autore, Parag Khanna, sul web, trovo il testo integrale dell'articolo, che mi pare una delle cose più intelligenti che io abbia letto quest'anno, ricco com'è di notevoli spunti per riflessioni inquietanti.
Prima fra tutte: l'idea che il mondo sia destinato a evolvere nel senso di una confederazione di megalopoli promette un cambio di paradigma abnorme, che per realizzarsi richiede ad ogni area urbana importante di diventare - almeno per un po' di tempo - un parco giochi per archistar. Il che è, francamente, una gran rottura di palle. Ma, contemporaneamente, significa anche che le aree urbane non inglobate in questi super-agglomerati verrano progressivamente abbandonate e ricolonizzate dalla vegetazione, restando libere per una occupazione umana spontanea, non legata alla mera proprietà, differente nella sua ragione relazionale (o sociale?). Mi commuove pensare a cosa potrebbero diventare moltissime delle orride periferie (ma anche gli abominevoli centri invasi da boutique tutte uguali) delle città italiane, che fatalmente saranno dimenticate dal progresso (del resto, non è certo questa l'area dove avverrà lo sviluppo prossimo venturo, se non altro per mere ragioni demografiche...): giardini pensili di permacoltura, orti biodinamici, laghi sotterranei nei garage invasi dalle falde acquifere, un loft per ogni piano dei dannati parcheggi sopraelevati (per info su come sfruttare al meglio questa occasione, si vedano le ottime bibliografia e sitografia di M. Killjoy, "Guida steampunk all'Apocalisse", trad. it. di Reginazabo, ed. AgenziaX, € 11,50).
Seconda: se è vero che già oggi metà degli abitanti del mondo vive in città, e la percentuale cresce a ritmi impressionanti (si veda quello che Rampini dice delle città cinesi in L'Impero di Cindia), vivere in queste metropoli non sarà uno scherzo. Ci attendono tempi di profonde crisi psicologiche, con dilagare di depressione, schizopatie, sindromi paranoidi, deliri neurali e corticali; le conseguenze pratiche sulle relazioni interpersonali saranno al di là di ogni peggiore previsione. Ma questo debordante delirio si trasformerà in notevolissima libertà per coloro che rifiuteranno di viverci: al di fuori delle mega-città, aumenterà lo spazio per starsene per conto proprio. E, visto quanto lo stesso Khanna dice sulla "accelerating Asianization" dell'economia, di spazio in Europa se ne creerà un sacco!
"Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente!"

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