martedì 19 ottobre 2010

c'è poco da stare allegri

Una donna viene picchiata in metropolitana da un giovane. Identificato, il giovane viene messo ai domiciliari. La donna muore dopo qualche giorno. L'assassino viene messo in carcere: sussiste il rischio di fuga. I suoi amici fanno dimostrazioni, insultano i carabinieri, cercano di scaricare sulla la donna la responsabilità della lite - e quindi, con un cortocircuito logico degno della peggiore ignoranza, della sua stessa morte.
Tutto questo non suscita la reazione sdegnata del ministro Carfagna, che non si costituisce parte civile al processo.
Tutto questo non attira l'attenzione del laido signor Vespa, che non ci costruisce interi cicli di trasmissioni, intervistando i poveri parenti della vittima.
Tutto questo attira l'attenzione della Camera dei Penalisti romani, che sostiene che l'istituto della custodia cautelare sia stato usato in maniera impropria, solo dietro alla sollecitazione mediatica.
Laura Boldrini scrive nel suo blog che il comportamento di questo decerebrato e dei suoi amici denota spregio della giustizia e incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Che è verissimo. Mi permetto di chiosare: queste sono due caratteristiche tipiche dell'impunità della violenza fascista, che in questo paese sta rialzando la testa in maniera decisamente preoccupante.

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