domenica 3 ottobre 2010

contestualizziamo

Egregio signor Fisichella,
una volt tanto sono d'accordo con un alto papavero in sottana paonazza. Contestualizziamo, dunque, come dice lei - e non per obbedienza, badi bene, ché io obbedisco al Vangelo del Cristo, non a principi porporati, ma per dimostrare la sua malafede.
Il primo contesto della ormai famosa bestemmia del presidente del consiglio è quello di una storiella offensiva nei confronti di un avversario politico.
E qui c'è la prima spiacevolezza che ci fa gridare allo scandalo (sì, signor Fisichella, nel senso evangelico di Mc 9,42): gli avversari politici possono anche essere antipatici, ma sono degni di rispetto - o almeno questo dovrebbe succedere nell'agone politico di un sistema democratico parlamentare. Ma il signore in questione non apprezza il dibattito, la contrapposizione, la fatica dialettica di sforzarsi di convincere l'altro: è abituato a comprare il consenso con abbagli e lustrini televisivi, con il luccichio d'immagini e monete, e a chi non si lascia circuire o comprare riserva lo sberleffo, lo sfottò, l'acredine del principe che non può credere che vi sia chi non ama il mondo in cui lui stesso si ingrassa, modellandolo a sua immagine e somiglianza.
Ma il contesto è anche quello di una storiella offensiva nei confronti di un avversario politico donna. E non è poca differenza, caro signore, perché questo settantenne che - per ammissione angosciata della ormai ex seconda moglie - soffre di una sessualità deviata, usa le donne come oggetti di potere e di piacere, e tratta con la spocchia di cui sopra una parlamentare che difende da sempre la dignità della donna. E che ha già più volte attaccato in maniera odiosamente maschilista, con gli stessi argomenti che sentivo nello spogliatoio delle scuole medie dopo l'ora di educazione fisica. Poi però, io, sono cresciuto (e sono cresciuto in un oratorio ambrosiano, signor vescovo: forse è per quello che il comportamento e le parole di quell'ometto, e insieme la sua reazione indegna di un sacerdote, mi indispongono in questa maniera).
Infine, il contesto storico della battuta: il nostro eroe era in visita in Abruzzo, dopo il terremoto, e stava parlando con gli elicotteristi della GdF. Come dire: siamo tra uomini, mica tra educande, una bella bestemmia ci sta tutta, noi che conosciamo il mondo non stiamo mica a farci spaventare da un comandamento vecchio di tremila anni, da un dio spauracchio per le vecchiette! Siamo uomini veri! Bell'esempio (se ancora ce ne fosse bisogno) di machismo da caserma, con tutto quello che consegue sul modo di vedere il mondo delle Forze Armate - dei mentecatti che si divertono come adolescenti in uno spogliatoio.
Dunque, signor vescovo, mi pare che tutte queste contestualizzazioni lascino ampiamente dedurre la correttezza delle proteste non solo di chi si è sentito offeso come credente, ma anche di chi ha dovuto vedere all'opera - e poi assolta per opera sua - la protervia del potere che crede di dover rispondere solo a sé stesso.
Devo dire che se è questo l'orientamento del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, incominciamo proprio bene...

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