La parte migliore (a dire il vero, forse è l'unica buona) è quella in cui i protagonisti cinesi della storia vanno in viaggio d'affari in Africa, e piantano le radici per una vera e profonda colonizzazione del continente. Forse mi è piaciuta perché so che è la verità: i cinesi si stanno comprando pezzi enormi di Africa, che in tutta tranquillità si sta lasciando rapidamente cinesizzare. Già nel 1994, quando visitai il Senegal, il governo di Pechino aveva appena finito di costruire il nuovo stadio della capitale Dakar, con una stupenda autostrada a tre corsie che lo collegava alla capitale (su cui, ovviamente, non passava nessuno). Tutti mi dicevano che era un regalo per sancire l'amicizia tra i due popoli. Ah ah ah.
Sicuramente un altro magnifico aspetto del libro è la protagonista: la Rosslin è talmente svampita che suscita una immediata tenerezza! è un mito, con i suoi problemi coniugali, le sue manie (ama il vino costoso, scrive tutto a mano, prende appunti e fa uno schema per pensare anche solo alla lista della spesa), i suoi tempi abissali (io una che esce dall'albergo e passa il pomeriggio a sorseggiare tè in piena Pechino non la concepisco nemmeno), i suoi errori marchiani (dà il suo biglietto da visita a cani e porci, con indirizzo di casa e numero di telefono e tutto quanto...), le sue paranoie sull'età che passa e sull'aver partecipato al '68 (eh già, fuori dal nostro Paese si può riflettere seriamente sulla Rivoluzione sessantottina anche in un romanzo!), i suoi silenzi poco furbi e la sua logorrea incontrollabile, ambedue sempre nei momenti sbagliati. Birgitta Rosslin è una magnifica sfigata cinquantenne, e per questo è simpaticissima (e perfettamente riuscita).
Non sono riuscito a capire se l'elogio della cultura cinese tradizionale è sincero o pura facciata, ma la seconda ipotesi puzza di razzismo, e quindi tendo a scartarla.
Rimandi (come al solito sono miei personali): K. Blixen (per le scene di savana), Qiu Xiaolong (per il cattivissimo plutocrate di ultima generazione, ma anche per le visioni degli spartani uffici degli eroici onesti funzionari del Partito), Marge Gunderson di Fargo (la poliziotta Vivi Sundberg, anche se non è gravida e non prende il vero assassino).
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