sabato 29 gennaio 2011

Al mio Sindaco

Gentile signor Sindaco,
sono lissonese da quando sono nato, ormai quasi quarant'anni fa.
Ho vissuto le vicende politiche recenti d'Italia con attenzione e partecipazione, come creda debba fare ogni cittadino.
Ricordo con precisione la nascita, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, del partito in cui Lei milita e per cui Lei esercita le funzioni di Sindaco di questa città. La Lega Nord - Lega Lombarda si è vantata in più momenti di essere stata la forza partitica e civile che con maggiore decisione ha dato la spallata definitiva al sistema di corruttela politica che oggi va noto sotto il nome di Prima Repubblica.
In effetti ho ancora ben chiaro il ricordo di quei deputati della Lega che il 30 aprile del 1993 sfogavano il loro sdegno contro i colleghi di Montecitorio, rei di avere negato l'autorizzazione a procedere per Bettino Craxi. Da lì partì una durissima contestazione, anche di piazza, che portò alla riforma del sistema elettorale e poi alla nascita della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ora, non c'è nessun dubbio che il presidente Craxi non fosse l'unico responsabile di quella gestione, diciamo così, un po' allegra della cosa pubblica; ma resta il fatto che rimane nella memoria italiana come un esempio di pochissima virtù civica e di un certo atteggiamento superbo del potere che ci piacerebbe fosse superato - anche grazie al contributo del Suo partito.
Immagino che quindi Lei possa comprendere tutto il mio stupore nell'apprendere che la giunta comunale lissonese, guidata da un rappresentante di quel partito (e leghista della prima ora, non della ventura), abbia deciso di dedicare una piazza del centro ad un personaggio quantomeno ambiguo, destando le ire e le proteste di quanti hanno visto tutta l'operazione come lesiva della dignità della politica e della cittadinanza.
Proteste che, peraltro, sono state la esatta riproposizione di ciò che la Lega stessa faceva e invitava a fare all'epoca dell'arresto dell'ex Presidente del Consiglio.
Capisce che a questo punto mi venga da rivolgerLe alcune domande: si è trattato di una rilettura, in salsa dialettale padana, della valenza semantica del termine "coerenza"? È forse l'espiazione di un'antica colpa, per ottenere il perdono degli attuali compagni di merende, che - a Lissone come a Roma - sono gli eredi (e non solo metaforici) del condottiero con il vizio della bustarella? È tutta una montatura di agenti provocatori, sopravvissuti alla purga orchestrata da quei comunisti dei giudici milanesi, che vogliono così vendicarsi del partito che fomentò Tangentopoli? È una vendetta del dio Po, che avete trascurato per far accettare il vostro programma alle gerarchie del Vaticano?
Mi permetto, infine, di ricordarle che Lissone non è il Parlamento nazionale, dove forse l'incoerenza può essere anche scelta tattica per il raggiungimento di fini strategici (penso alla devolution - sempre che la chiamiate ancora così). Lissone è piccola cosa a petto del Paese, e credo che un po' di sana umiltà favorirebbe una gestione del potere più coerente con i proclami tanto cari al suo Partito e con la dignità di tutti i cittadini, anche quelli che ritengono un insulto alla loro dignità intitolare sezioni del pubblico territorio a chi ha sul groppone due condanne in giudicato per corruzione.
Confidando in una Sua gentile risposta, le porgo i miei più rispettosi saluti.

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