venerdì 15 aprile 2011

C. Ruiz Zafon - L'ombra del vento

Questo è davvero un gran bel romanzo. C'è molta carne al fuoco, e CRZ riesce a tenere tutto sotto controllo: gli irraggiungibili amori dolenti, il bildungsroman, l'amicizia virile, il mistero misterioso, l'amore per i libri e la letteratura, la perdita dell'innocenza di un intero Paese dentro gli occhi degli adolescenti, la carità pelosa, il tutto sullo sfondo di una Barcellona bellissima e viva come una donna malata di vita (ma per nulla invasiva, come invece capita a volte) e di una Spagna appena uscita dalla Guerra Civile, i cui fantasmi abitano ancora le vie, le case e (soprattutto) le caserme. E il filo della ricerca non si allenta per un attimo, è tenuto con sapienza notevole fino all'ultimo, ma la soluzione, nel contempo, non è una sorpresa, perché quando chiudi sai benissimo che non poteva che finire così. Personaggi assolutamente credibili, dialoghi tenuti con maestria, soprattutto quelli del critico letterario Barcelò e del picaresco Firmìn. Bravo, davvero bravissimo.
Riferimenti: (a muzzo, al solito) Il Labirinto del Fauno di Gullermo del Toro (2006), Sancio (nel senso di Panza), The Others di Alejandro Amenábar (2001), Gardel (e non solo per quel poco di Argentina che c'è nella storia), Moulin Rouge di Buz Luhrman, La Storia Infinita di M. Ende, la Biblioteca di Babele di Borges (e per estensione quella del Nome della Rosa).

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