giovedì 26 maggio 2011

Ratko

Hanno arrestato Ratko Mladic. Sembra che sia davvero lui. Il responsabile di migliaia di morti, e non solo durante l'assedio di Srebrenica, viveva "nascosto" a pochi chilometri da Belgrado.
La Serbia di oggi, a quindici anni dalla pace di Dayton, ha un sogno nel cassetto: entrare nel sistema Euro. I politici sono uguali dappertutto, e quelli serbi non sono diversi. Hanno fatto due conti, e hanno capito che un coup-de-theatre di questo genere sarebbe stato d'aiuto. E lo sarà certamente: al di là delle dichiarazioni della prima ora, i loro sodali, i politici dell'Europa Unita, ammetteranno che questa collaborazione porta la Serbia sulla buona strada per l'affermazione dei diritti e che la rende un partner sicuro e affidabile... In realtà la zona Euro ha bisogno di mercati, e con la Grecia che zoppica e i Greci che si rivelano degli ossi duri, più anarchicisti che europeisti, l'ingresso della Serbia potrebbe mettere una bella pezza, in attesa di vedere cosa succede nel dopo-crisi.
Sia quel che sia, Ratko (il cui nome, profeticamente, contiene la radice stessa della guerra, in Serbo "rat") adesso sta dietro alle sbarre e, prima o poi, verrà processato all'Aja per quello che ha combinato. È un passo di civiltà importantissimo: chi è accusato di genocidio viene processato da un tribunale internazionale che difende con le sole armi della legge i diritti umani fondamentali.
Probabilmente è per questo che in Italia la notizia è stata quasi ignorata.

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