venerdì 9 dicembre 2011

Ricorsi storici in Europa(ura)

Da quello che riesco a capire, i governanti europei si sono accordati in previsione di una riduzione della autonomia fiscale dei diversi Paesi che fanno parte dell'Unione.
A quanto pare, avere i conti in ordine diventerà un obbligo, da inserire addirittura nelle Costituzioni degli stati aderenti.
Dunque pare che i signori governanti dell'Eurozona abbiano intenzione di regolamentare in maniera più stretta i casi economici della vita dei 26 Paesi aderenti a questo accordo.
A parte il fatto che, quando si parla di Europa, mi pare si stia sempre a girare attorno a questioni monetarie o finanziarie o bancarie (il che non fa che confermare l'idea che molti si son fatti dell'Unione Europea come di un OGM voluto dai maghi della finanza di Brussels), ma qui mi torna in mente il cosiddetto "Rinascimento maturo", cioè quell'epoca che copre grossomodo la metà del XVI secolo e prelude al manierismo e al barocco, segnando la fine di una serie di istanze libertarie nate, cresciute e affermatesi nel corso del XV e della prima metà del XVI. In quel periodo, fior di ingegni in tutta Europa cercavano di trovare la quadratura del cerchio tra la libertà assoluta cui era approdato l'Umanesimo e una serie di conseguenze che erano decisamente indesiderabili, e in contrasto con l'impianto ottimistico dell'approccio umanistico: la Riforma di Lutero, il sacco di Roma, l'imposizione di un dominio straniero al nord Italia, la perdita di autonomia delle Corti che avevano mantenuto in regime di eccezionale mecenatismo i geni di quella Rinascita, o delle città chiave di quel mondo, come Firenze o Milano. Che cosa poteva fare il povero poeta, di fronte al vacillare di quella "Civiltà delle Lettere" che secondo Pico, Valla, Poliziano, avrebbe dovuto rinascere sulle ceneri dell'Impero grazie all'azione congiunta dei letterati e dei loro sostenitori politici? Non può che cercare di trovare le ragioni di quel successo così rapido e breve, e tentare di ristabilirle, cristallizzandole in una regolamentazione che rapidamente si fa dogma e imposizione. Con i risultati che ci si può ragionevolmente aspettare: quando grandi opere sono state costruite in assoluta libertà, un buon regolamento non fa che roderle dalle fondamenta. Che si guardi in faccia la politica in maniera brutale, come nel Principe, o si favoleggi di un'impossibile lingua unica italiana come nelle Prose della volgar lingua, o del perfetto gentiluomo del Cortegiano, tutti i tentativi di comprimere a libertà creativa, con le sue infinite contraddizioni, in una precettistica rigorosa o vanno in fumo o producono effetti indesiderabili, teratomorfi come il Petrarchismo seicentesco e l'Arcadia letteraria.
Lo so che questa è economia, e non letteratura.
Ma resto convinto che l'arte e la letteratura siano specchi del mondo - specchi che servono non solo a guardarlo meglio, ma anche a cambiarlo.

1 commento:

  1. ciao Cello
    il primo pensiero che mi e' venuto leggendo il post e' la VELOCITA'. Intendo la velocità' del nostro mondo moderno contrapposta alla lentezza del mondo del Rinascimento (e oltre fino all'industrializzazione).
    HO pensato che In quel periodo c'era il tempo perché' le scoperte o invenzioni dei migliori ingegni si diffondessero in tutta Europa e avessero tempo per diventare un riferimento per la cultura. L'uomo apprende con lentezza e le decisioni per maturare ed essere accettate dalla moltitudine hanno bisogno di tempo. Oggi la quadratura del cerchio che si cerca di ottenere in quattro e quattr'otto si scontra con il fatto che 'intelligenza dell'uomo non ha aumentato la sua velocità' a dispetto della disponbilita' di veloci mezzi di trasporto delle persone e delle idee. Anzi sembra quasi che maggiore e' la possibilità' di muoversi veloci, minore e' il tempo per la sedimentazione dei pensieri e per un Umanesimo compiuto. Le conseguenza sono quelle che descrivi tu, con una spinta dell'economia e finanza a scapito della letteratura e dell'arte.
    Dunque, rallentiamo e riprendiamo fiato. Ricordando una canzoncina dello zecchino d'oro, vorrei chiudere con LA BELLA TARTARUGA:
    La tartaruga
    un tempo fu
    un animale che correva a testa in giù
    come un siluro filava via
    che mi sembrava un treno sulla ferrovia
    ma avvenne un incidente
    un muro la fermò
    si ruppe qualche dente
    e allora R A L L E N T O'

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