venerdì 13 aprile 2012

Che tempi...

... uno finisce una dura settimana di lavoro, apre il giornale e si vede sommerso da una quintalata di guano che gli rovina addosso all'improvviso.
In mezzo a questo mare di sterco - solo oggi: una falsa cieca ha truffato 110 mila € al pubblico erario; crollo delle risorse per il Servizio Civile; terremoto a Palermo; professore indiano aggredito in metrò; un altro licenziato si suicida; la Santanché riapre quella specie di fogna che in mezzo alla faccia; la tariffa bioraria dell'ENEL è una fregatura; un altro amichetto del presidente della Regione Lombardia finisce indagato per questioni legate alla gestione disonesta della sanità (ma il Formiga non sapeva niente, al solito); la Borsa di Milano affonda; hanno messo un'altra tassa sulla benza; abbiamo un Presidente della Repubblica che crede che per risolvere il problema dell'evasione fiscale basta dire agli evasori: "Cattivi, non siete degni di essere chiamati italiani" (tutto solo sulla prima pagina del Corriere della Sera online); in mezzo a tutta questa lordura, dicevo, scopro che la FIA ha deciso di correre il Gran Premio in Bahrain nonostante la terribile repressione che il regime sta portando avanti da quasi due anni contro la popolazione che chiede più diritti e democrazia.
Ecclestone, ottantunenne padrone della Formula Uno, ha detto che lui non si impiccia degli affari interni dei Paesi in cui atterra il suo carrozzone. Jean Todt, con la sua faccia da allevatore del Massif Central, ha detto che lui non ha notizie di problemi di alcun genere nel Paese.
Niente di allarmante: Ecclestone e Todt sono i padroni del vapore, cosa volevate che dicessero?
Tutto sommato è comprensibile anche la posizione dei team, che tacciono: è il loro lavoro, se salta la gara saltano i contratti pubblicitari, e poi con cosa le pagano le fatture?
E così tutti hanno un bell'alibi per fottersene allegramente di quello che succede in Bahrein, e interessarsi solo al loro tornaconto economico.
Tutti, tranne una categoria che, come al solito, non sa di avere il potere nelle sue mani, e quindi non lo esercita mai, cioè quella dei consumatori. Il GP sarà visto da milioni di spettatori in tutto il mondo - che sono poi gli stessi che giustificano l'esistenza del gran baraccone di Ecclestone e Todt.
Molti di loro, probabilmente, vedendo quello che succede dalle parti di Manama sarebbero prese dal più totale disgusto. Ma - e mi dispiace sinceramente dirlo, perché tra loro ci sono molti a cui voglio sinceramente bene - è il momento di rendersi conto che anche solo guardare quella roba in TV significa sostenere il regime della famiglia Al Khalīfa. Non guardarlo significa quantomeno segnalare il proprio disaccordo con la gestione di questa faccenda da parte di Ecclestone & soci.
Perché la montagna di guano si può spostare: basta che ciascuno faccia la sua parte.

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