lunedì 20 agosto 2012

J.R. LANSLDALE - La notte del drive-in


Questo tizio è fuori completamente di melone.
Ciò detto, il libro in questione (Einaudi Stile Libero 2004) racchiude i due romanzi della serie del drive-in, “Il drive-in” (1988) e “Il drive-in 2” (1989) - che fantasia, eh? - che sono fotografie eccellenti dello stile di questo mattacchione texano che si diverte un mondo (e leggendo lo si capisce, eccome se si capisce, ed è una delle caratteristiche più godibili della sua scrittura) a inventare le situazioni più assurde per alcuni tra i personaggi più cinicamente realistici che io abbia mai trovato in letteratura. Nel primo romanzo si tratta di quattro ragazzi che si trovano improvvisamente catapultati da un tranquillo venerdì sera horror al drive-in (in programma: Ho fatto a pezzi la mamma, La casa, La notte  dei morti viventi, Utensili per l’omicidio e Non aprite quella porta) ad una sorta di realtà parallela in cui ogni regola di civile convivenza, ogni moralità, ogni scintilla di bontà vengono cancellate. Nel secondo titolo, due dei protagonisti del primo continuano le loro avventure in un mondo un po’ meno pazzesco, ma sempre inquietante e privo di ogni regola.
Lansdale non fa tirate morali, ma di certo ha un’idea chiarissima sulla relazione che sussiste tra la civiltà del video (cinema e televisione sono i protagonisti del discorso rispettivamente nel primo e nel secondo capitolo della saga), ed è un’idea che mi trova perfettamente d’accordo.
Mi ricorda: J.G. Ballard Il condominio (per l’ambientazione orrendamente claustrofobica e le conseguenze disumane di un futuro terribilmente realistico); E. Leonard Mr. Paradise (per i dialoghi); Pink Floyd The piper at the gates of dawn (psichedelia senza limiti...).

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