lunedì 27 agosto 2012

S. SARASSO - Invictus: Costantino, l’imperatore guerriero


A differenza del saggio di Horst, questo è un romanzo. Ed è un signor romanzo storico, in cui l’ottimo Sarasso può allegramente infischiarsene delle remore dello storico e integrare, supporre, estrapolare, viaggiare e far viaggiare il lettore. Il libro è davvero bello, si legge con piacere, intriga, avvince, anche per merito dell’intramontabile fascino che sprigiona da questi uomini investiti di un potere immenso, tremendo, che li porta spesso a dare fuori di matto.
Le invenzioni sono molto ben integrate con ciò che sappiamo dai documenti, non snaturano il senso della storia di quest’uomo che emerge dalle ultime acquisizioni, ma ricamano i marginalia, illuminano le zone buie.
La scrittura è piana e moderna, semplice e filante; a volte certe espressioni tipiche del nostro tempo in bocca a personaggi del IV secolo mi sono sembrate un po’ forzate, ma è poca cosa: ciò che più conta, qui, è la capacità di introdurre il lettore in un mondo che in realtà si esprimeva in maniera troppo arzigogolata per le nostre abitudine, che spesso rischia di influenzare anche i romanzi ambientati allora.
Mi ricorda: Pantera Vulgar display of power; Ridley Scott, Il gladiatore (il giovane Costantino cavalca ferito per migliaia di km proprio come Decimo Massimo Meridio).

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