giovedì 6 settembre 2012

Lissone - Milano in bici

Tempo totale: 62 minuti.
L'ultima volta che avevo cronometrato (forse due anni fa), erano stati 57'. Tenuto conto del fatto che sono oscenamente (e colpevolmente) fuori allenamento, direi che non c'è male.
Chilometri: non lo so, perché la bici che ho usato stamattina non ha il ciclocomputer. Comunque, non meno di 25.
Cerco di tracciare il percorso su Google Map. A richiesta, il sistema di calcolo dei cervelloni di Mountain View mi dice che dovrei farmi tutta la vasca della Statale 36, per poi infilarmi su viale Zara e da lì in Centrale, Buenos Aires, circonvallazione interna, via Lamarmora e infine via Commenda. Alternative consigliate: A4 o A52, cioè le Tangenziali, altrimenti note come "Il Moloch del Pendolare". Mea culpa: avevo dimenticato il bottoncino "a piedi". Rimedio subito: ma il suggerimento meno bestiale mi manda in centro a Monza (Piazza Citterio, per intenderci) e da lì sempre dritto per Corso Milano, via Borgazzi e seguenti fino a Sesto FFSS, poi via Ercole Marelli e giù diritto per Viale Monza, Buenos Aires, Corso Venezia fino a San Babila, Corso Europa, via della Signora attraversi Francesco Sforza e ci sei. Le varianti sono pura accademia.
Morale: anche se vai a piedi, devi seguire un percorso automobilistico: l'unica vera differenza è che ti puoi fare i sensi unici al contrario. E scusate se è poco.
Ovviamente l'opzione "in bici" non esiste: d'altra parte, in questo paese del Terzo Mondo i percorsi ciclabili sono ridicoli, e non si vede perché mai Google dovrebbe preoccuparsi di censire quei quattro pezzetti scollegati.
Cosa possiamo ricavarne?
1. che la bicicletta non interessa a nessuno: se ci fosse un numero di richieste tali da giustificare la spesa, il signor Google Italia investirebbe. Ma non investe, ergo non c'è richiesta; 
2. che i percorsi tra città sono progettati, realizzati, mantenuti e implementati solo pensando al traffico automobilistico. Lungo la strada tra Monza e Sesto San Giovanni ci sono delle rotonde (uscita dalla Tangenziale Nord, svincolo verso la Statale 36) che sembrano fatte apposta per incoraggiare il ciclisticidio; la ciclabile lungo via Gramsci a Sesto è sul marciapiede e usata spesso come parcheggio per auto moto furgoni motorette; viale Monza a Milano è una camera a gas, e pedalare è, semplicemente, un suicidio. Tutta l'area è sovraccaricata di traffico a causa dei lavori (infiniti) sull'ultimo tratto di Statale 36, che hanno sventrato la viabilità dell'area. I cantieri creano disagi anche agli automobilisti, d'accordo, ma ai ciclisti anche di più.
3. che tutte le amministrazioni, di qualsiasi colore siano, che promettono (ormai da decenni) più attenzione alla viabilità ciclabile mentono spudoratamente. Sono dieci anni che viaggio tra la Brianza e Milano in bici, e la situazione non è cambiata: se viene prodotto un tratto di ciclabile utile, ne viene tagliato un altro. La ciclabilità, per i nostri amministratori, è un argomento da campagna elettorale, e niente altro.

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