mercoledì 5 settembre 2012

M. SJOWALL + P. WAHLOO - Un assassino di troppo


L’amica che me lo ha prestato non è mai riuscita a finirlo. Io invece sì, e mi è anche piaciuto. Devo dire che conoscevo già i due (avevo letto L’autopompa mancante), e mi erano piaciuti subito. Le storie sono ben congegnate, ma la loro forza non è nel mistero in sé, né nella riflessione sociale sulla Svezia del loro tempo (anni Sessanta, ormai sono un po’ datati, temo), quanto nella costruzione dei caratteri. Beck, Kollberg e Larsson sono perfetti e vivissimi, le loro riflessioni sarebbero stucchevoli se non provenissero da personaggi così ben tratteggiati, le indagini sarebbero una routine pallosissima, i colpevoli sarebbero piatti come portaerei, i paesaggi delle belle cartoline dal Nord. E invece tutto ha profondità di campo, sfaccettature, spigolosità che fanno presa. E il ritmo, che è di una lentezza inesorabile, è perfettamente accordato all’estremo realismo dei protagonisti: nella vita vera si uccide, si indaga, si arresta con una flemma che non riusciamo più a immaginarci.
Mi ricorda: J. e E. Cohen Fargo; H. Mankell La quinta donna.

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