mercoledì 10 ottobre 2012

A che gioco giochiamo?

È notizia di oggi: scende l'IRPEF, sale l'IVA.
Il gioco è una variante di quello detto "Della Carota e Del Bastone": prima ti faccio vedere una carota, e quando ti ha distratto dal mio vero scopo, ti do una legnata.
Vediamo come funziona.
L'abbassamento dell'IRPEF di un punto percentuale è la carota per attirare il fesso di turno: intanto si parla di un solo punto, quando un vero "abbassamento", per una pressione fiscale esagerata come quella italiana, dovrebbe essere ben più sostanzioso. Ricordiamoci che l'IRPEF si paga una tantum in seguito alla dichiarazione dei redditi, e che quindi, in un Paese pieno zeppo di evasori fiscali, non fornisce tutto ciò che potrebbe.
L'innalzamento dell'IVA è la bastonata, che arriva appena uno si è rilassato al pensiero "fico, mi hanno ridotto le tasse!". L'IVA è "è un'imposta applicata sul valore aggiunto di ogni fase della produzione, scambio di beni e servizi" (Wiki) che "grava completamente sul consumatore finale mentre per il soggetto passivo d'imposta – ad esempio l'imprenditore o il professionista – l'IVA resta neutrale" (sempre Wiki).
Cioè a dire: l'IVA la paga chi acquista un bene o servizio di qualsiasi genere in qualsiasi momento e modo. Dal pannolino alla bara, l'IVA ti insegue ogni giorno, e succhia soldi a chi ha bisogno di un bene o servizio, non a chi lo produce - e ci guadagna.
Riassumendo: mi abbassano una tassa diretta che mi prelevano una volta all'anno, e ne alzano una indiretta che mi prelevano ogni giorno. Così anche l'abbonamento del treno con cui vado al lavoro salirà (tanto, una volta di più...). E il pollo arrosto che piace tanto al mio bambino. E il gas e la luce e l'acqua. Attenzione, però: non solo quelle per far girare il frigorifero e il riscaldamento di casa mia, ma anche quelle della fabbrichetta che produce il mio frigorifero o il mio pollo arrosto (e non per modo di dire: avete mai visto un allevamento di polli in batteria?).
Risultato: io il frigo me lo devo tenere com'è, perché cambiarlo costa troppo. E il gestore della fabbrichetta si rompe le palle e trasferisce tutta la produzione in Brasile, in India o in Cina, perché almeno lì i frigoriferi li vende. E la gente perde i lavoro, e quindi non ha più soldi per acquistare non dico il frigorifero, ma il pollo arrosto. E farebbe la gioia della Caritas, che così aumenterebbe le sue occasioni di assistenza (cioè di realizzazione della sua mission aziendale): se non fosse che la Caritas non avrà i soldi per pagare luce e gas, per non parlare dell'IMU sull'immobile in cui ha sede, e quindi chiuderà.
Poi si incazzano se la gente emigra, o va ai cortei e fa macello.

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