martedì 2 ottobre 2012

Busi (ne l'acqua)

Oggi su Repubblica online trovo questa interessantissima notizia: Aldo Busi non ha un editore con cui pubblicare il suo ultimo romanzo.
A me Busi non piace. Lo trovo un trombone ipertrofico: "dovrebbe sentirsi lui (l'editore Giunti) miracolato, a poter vantare Busi nel catalogo" ... e che sarà mai, Kenzaburo Oe? A me dei suoi testi non piacciono né il merito né il metodo.
Ma lui sostiene di aver scritto un romanzo epocale. Io dico: a me i suoi libri fin qui non son piaciuti, ma buon per lui (e anche per noi, certo) se ha scritto davvero un capolavoro!
Eppure non c'è editore che lo voglia pubblicare! Oh, meschino! Oh, tapino! Ma che cattivi questi editori, che cuori di pietra, che perfidi doppiogiochisti, dirò di più: che ignoranti!
Dice che non lo pubblicano perché non si arruffiana quelli giusti? Conosco fior di asini che scrivono ciofeche e si consolano dicendo la stessa cosa. Mi pare, quantomeno, una caduta di stile da parte di sì splendido luminare.
E se anche fosse vero, benvenuto all'Inferno, signor Busi: i tuoi editori ti trattano esattamente come sono trattati milioni di precari nel mondo di oggi. Cazzo vuoi? Perché dobbiamo sorbirci i tuoi piagnistei e non quelli, che so io, di Rossi Luigia? cos'ha Rossi Luigia che non va, povera crista?
Italo Svevo ha pubblicato a sue spese (ed era SVEVO): secondo me Busi ha soldini a sufficienza per fare lo stesso. Paghi una casa editrice di quelle lì, e poi vediamo se vende. Oppure pubblichi su Internet e si confronti con il mercato vero: così vediamo se sono cattivi gli editori, o se è cattiva la scrittura.
Ma ci vuole del fegato, vecchio trombone...

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