mercoledì 17 ottobre 2012

Il Massimo

Deve essere colpa del nome.
Quell'aura di superiorità, di totalità, di ipertrofia: il Massimo (qui al Nord abbiamo l'articolo anche davanti a i nomi propri, lo so che è un errore, ma così si capisce meglio la sindrome di superiorità...): come cazzo vuoi che venga su uno che ha per nome un superlativo?
In effetti, Lui è stato superlativo in molte delle sue attività: ha definitivamente snaturato il Partito Comunista in Italia, ha sputtanato irrimediabilmente la Bicamerale per le riforme, ha defibrillato l'amico di Dell'Utri quando era ormai defunto (e nemmeno la Lega se lo filava più), ha introdotto il precariato nel diritto del lavoro italiano, ha segato le gambe a Prodi (che era antipatico, va bene, ma era dalla sua stessa parte, mehercle!), si è incazzato con la satira che osava pigliarlo per il culo (come un qualsiasi caudillo di Bananas), ci ha fatto partecipare alle missioni NATO in Serbia (quelle in cui abbiamo scoperto il geniale eufemismo collateral damage e il bluff degli "aerei invisibili" dei 'mmerigani), ha votato a favore di tutti gli aumenti di stipendio dei parlamentari. E ho solo citato quelle più grosse, maxima in latino, appunto (sulla pagina che Wikipedia gli dedica ci sono altre cosucce interessanti...). 
Uno si aspetta che, dopo una serie di cazzate del genere, dopo un'attività di opposizione che è eufemistico definire inesistente, se non sa mettersi da parte da solo (come ha invece saputo fare un altro genio delle cazzate a nastro, il leggendario Walter Weltroni), che almeno lo pensionino i suoi compagni del PD.
Ma D'Alema è come il basilisco: se solo lo guardi, capace che ti incenerisce. 
Così, quando salta fuori un rottamatore (nemmeno di quelli seri, per carità: ne basta uno di quelli che andavano a cena ad Arcore...) che pensa di liberarsene, lui stana 698 allegroni che gli firmano una richiesta di permanenza (e falsificano anche un paio di firme, così si fa cifra tonda) e pianta una grana colossale allo sfigato Segretario di turno perché vuole ancora il suo posticino in lista.
Così andremo una volta di più alle elezioni con D'Alema a sinistra (che ormai è praticamente un ossimoro), e ce lo troveremo eletto - invece che vedere la sua carriera politica finire come dovrebbe, cioè su una barca che fa vela verso l'ignoto.
Poi dice che la gente si disaffeziona alla politica.

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