sabato 24 novembre 2012

Se fossi il Cardinale Scola...

... ieri, come prima cosa, avrei chiesto al Ministero competente di togliere al carcere milanese il nome del legionario Vittore, martire a Milano nel 303. Perché ormai nella casa circondariale non c'è proprio più niente di santo, se nemmeno la sofferenza di tutti quei poveri Cristi che stanno racchiusi là dentro, in condizioni spesso inumane, ha potuto fermare il bieco commercio di chi avrebbe dovuto confortare, con le parole della fede, proprio quelle vite disperate.
La vicenda del cappellano di San Vittore mi ha davvero fatto arrabbiare moltissimo: i motivi sono molteplici e variegati, e voglio elencarmeli, per vedere se riesco a calmarmi o almeno a trarne un qualche insegnamento.
Anzitutto, questo personaggio fa parte di una gerarchia ecclesiastica che continuamente tuona contro due corruzioni del mondo contemporaneo: l'esercizio ossessivo della sessualità genitale e l'omosessualità. Posso concordare sulla prima istanza (per quanto, anche la continua insistenza sul tema mi paia troppo spesso figlia di una ossessione uguale e contraria), e dissento fermamente sulla seconda. Ma che un membro della gerarchia ecclesiastica si dedichi con tanta convinzione a due attività che proprio quella gerarchia giudica come "perversioni" è decisamente troppo: da un punto di vista meramente umano, c'è un limite anche alla falsità, alla faccia di bronzo, ed alla mia tolleranza. Dal punto di vista della teologia cristiana, la falsità ha un padre ben preciso, il demonio (Gv 8,45), che quindi risulterebbe l'ispiratore di questo laido personaggio, con le conseguenze che si possono facilmente intuire...
In secondo luogo, il cappellano, per ottenere questi servigi (a cui peraltro non avrebbe nemmeno dovuto pensare), ha approfittato della sua posizione, che gli dava un certo (pur minimo) "potere". Ed è qui che più vado in bestia: perché se nel primo caso il prete ha tradito la sua promessa di castità e il suo impegno al celibato (che è una tradizione della Chiesa e come tale discutibile), nel secondo caso ha tradito l'insegnamento del Vangelo, che impegna l'uomo a non prevaricare sull'uomo, a rinunciare a ciò che il mondo chiama "potere" per mettersi invece al servizio degli ultimi.
Dov'è la reazione della chiesa ufficiale a queste notizie? Perché il Cardinale arcivescovo di Milano tace? La Curia milanese pubblica una notula di cinque righe sul suo sito, in cui esprime "sconcerto e dolore per l’arresto": tutto qui? Niente dolore per le vittime, niente scuse per aver messo in un posto così delicato un maniaco sessuale? Mi pare un po' poco per un ignobile profittatore che ha lordato il messaggio evangelico con una condotta inqualificabile, la cui punizione dovrebbe essere esemplare anche da parte di una gerarchia sempre pronta a puntare il dito contro chiunque non si allinei alla sua morale bigotta. È troppo chiedere che sia scomunicato, cioè dichiarato al di fuori della comunione con la Chiesa? Personalmente, ad esempio, non mi sento per nulla in comunione con una persona del genere. Ma mi spieghino, i signori detentori della sapienza: chi è fuori, io o lui? Perché, di fronte ad un comportamento del genere, deve per forza esserci una linea di demarcazione, un dentro ed un fuori. Chi divorzia e si risposa è fuori, e invece chi si comporta in questo modo è dentro? e perché mai?
Insomma, mi piacerebbe che una volta tanto si facesse un po' di chiarezza, e si potesse sentire una parola di condanna per chi si è comportato in un modo che nega palesemente il messaggio evangelico. Ma mi sa che non è questa la chiesa che può dire qualcosa del genere...

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