giovedì 14 febbraio 2013

Il video della Lega


Da una settimana sono martellato, in ogni stazione ferroviaria che frequento, dal geniale filmato elettorale che la Lega Nord ha confezionato per la campagna di Maroni presidente della Lombardia.
È una delle visioni più pazzesche che mi siano mai capitate: sembra che più trucidi luoghi comuni sul nord Italia (e, in maniera complementare, anche quelli sul sud) si siano dati appuntamento in uno studio di registrazione e si siano pavoneggiati davanti alla telecamera, con un commento sonoro da docufiction sul Pliocene e un accompagnamento musicale da film pornosoft.
Terrificante perfino per essere solo uno spottone elettorale!
Il video inizia con una magnifica alba mentre, in sottofondo, lo speaker tipo BBC ci annuncia che “In Lombardia ci svegliamo presto”. In effetti in Lombardia si svegliano presti quelli che vanno a lavorare, ma anche quelli che non fanno un cazzo, tipo i politici che si fottono i soldi dei rimborsi elettorali - come incidentalmente capitato alla famiglia Bossi tutta intera, madre compresa con la sua scuoletta padana.
“Per essere sempre pronti, anche alle emergenze”, continua lo speaker, mentre vanno in scena le tende a ombrello di un mercato, che si aprono mentre il traffico scorre intorno a velocità raddoppiata. Che vorrà dire? che gli ambulanti intervengono in caso di emergenza? che gli ambulanti sono un’emergenza? che montare il mercato in mezzo al traffico è un’emergenza? che in tempo di crisi tirar su quattro soldi è talmente emergenziale che ti monti il banchetto anche in mezzo al traffico?
Poi passano un po’ di immagini di folla che si muove a piedi, un paio di inquadrature della Stazione Centrale di Milano, e il commento riprende: “in Lombardia paghiamo le tasse (pausa breve) veramente (pausa più lunga)” e nel frattempo si vede una macchinetta contasoldi che impila banconote da 10€ (cazzo, almeno fossero quelle da cento!). Poi, all’improvviso, compare una bandiera rossocrociata sullo sfondo del Cervino (che secondo me è in Valle d’Aosta, che manco confina con la Lombardia, ma chi se ne fotte) e il commentatore, in tono serissimo, cala l’asso di cuori: “come in Svizzera!”, mentre una simpatica teleferica rossa (come la bandiera Svizzera) a due vagoni sale verso le vette (di certo non del Cervino), sullo sfondo di un pascolo verdissimo (come la Padania! che commozione) in cui ruminano quattro vacche.
Ecco: essere leghisti significa, fondamentalmente, sognare una cartolina oleografica della Svizzera.
Oh, sia chiaro: c’è anche di peggio. Ma non poi molto...
L’immagine stacca su un pacchetto di moduli da compilare, e la Voce riprende “e in Lombardia, nonostante le inefficienze statali (ecco a cosa alludevano le scartoffie!), produciamo il 60% della ricchezza nazionale”. Peccato solo che la Lega sia stata al Governo a fianco di Berlusconi per una ventina di anni, e non abbia fatto una beata minchia per  raddrizzare le “inefficienze statali”, fatta salva l'istituzione del Ministero per la Semplificazione di Calderoli, che ha invero aperto una sede anche in Villa Reale a Monza, di cui nessuno ha mai capito l’utilità.
Per inciso, quando si parla del 60% della ricchezza l’ambientazione passa ad una officina meccanica, in cui vediamo assemblare quello che pare un motore - quasi a voler suggerire che la Lombardia fosse una sorta di “motore economico” d’Italia.
Finalmente una metafora originale, rara, geniale, dirò di più: peregrina. Bel colpo.
Altro stacco, e vediamo tre pensionati seduti su una panchina, di spalle. “In Lombardia, l’assistenza è per coloro che ne hanno realmente bisogno” (davvero, l’attore è bravissimo e riesce a sottolineare l’avverbio, godendo all’istante di tutta la mia invidia): a metà della frase l’immagine passa su un uomo in carrozzina abbracciato da un giovane (un volontario? un ASA? non si capisce...). Con il che, ho il sospetto che i tre vecchi seduti servano a suggerire la consueta immagine del terrone fancazzista che si ciuccia le risorse che invece vorremmo vedere impegnate nella nostra Regione: in effetti, hanno in testa, tutti e tre, una sicilianissima coppola e stanno ai giardini. Ma tutti sanno che in Lombardia ai giardinetti ci stanno solo i drogati e le badanti ukraine quando hanno il giorno libero, e che i pensionati continuano a lavorare (in nero, ovviamente) finché non schiattano in servizio. Ah, ma adesso vedi che con la riforma delle pensioni gli toccherà lavorare fino alla morte anche ai terroni (peccato, cazzo, che la riforma l’abbia fatta il Governo Monti, con la Lega all’opposizione...).
Altre immagini di folla che cammina, poi dei binari visti dall’alto con due treni e mezzo che sfrecciano rapidissimi, mentre la voce ci ricorda che “in Lombardia, nonostante il Patto di Stabilità, gli amministratori locali continuano ad erogare servizi e a creare spazi per i nostri figli”, e qui l’immagine stacca su un bambino in altalena in un parchetto verdissimo (e daje...).
Primo: citare le ferrovie come esempio di efficienza può venire in mente solo ad uno che usa la macchina anche per andare dal cesso alla stanza e non è mai salito su un Trenord in tutta la sua vita. Tipo: Maroni.
Secondo: i due convogli che si incrociano non si vedono bene, perché l’immagine è accelerata (e quando mai! in Lombardia non c’è NESSUNO che vada a velocità normale, qui mica dormiamo!), ma a me non sembrano per niente treni pendolari di Trenord (e quelli conosco bene). Hanno un che di rosso sul muso e sulla coda, e secondo me si tratta di roba svizzera (ma va'!), tipo il Bellinzona-Milano. Che viaggia in Lombardia, certo, ma in virtù della pazienza degli amministratori svizzeri, che non sparano a Trenord ogni volta che ne avrebbero la (sacrosanta) tentazione.
Infine, dire nonostante il Patto di Stabilità” significa mentire apertamente: il Patto di Stabilità ha permesso di evitare una quantità esiziale di sprechi che si verificano in TUTTE le amministrazioni europee, compresa quella tedesca. Senza Patto di Stabilità, tanti saluti ai servizi: non il contrario.
Avanti: “In Lombardia ci sono eccellenze universitarie conosciute in tutto il mondo”. In ordine di comparizione: l’ingresso della Statale in Festa del Perdono e il Politecnico in Leonardo (dice: “ma, in Lombardia, l’Università ce l’avete solo a Milano? E, comunque, solo due?”); poi una scenetta di laboratorio medico (per lo più provette che potrebbero essere anche per la fecondazione artificiale, così i geni si sono anche bruciati il voto cattolico senza nemmanco rendersene conto) e una sala operatoria (almeno hanno avuto il buon gusto di non far vedere il cupolone con angiolotto del San Raffaele...).
Di per sé non sembra ‘sta grande eccellenza, e per di più è buttata lì come un accessorio: del resto , in Lombardia lo sanno tutti che la cultura è tanta spesa, poca resa.
Via: “in Lombardia la Sanità si prende cura di tutti” incubatrice con neonato; pausa ad effetto, poi “ma proprio tutti” e compare una paziente evidentemente straniera (ma non si capisce bene di che provenienza, tipo: tanto son tutti uguali) e medico in camice e stetoscopio al collo - o è un'infermiera? comunque sia, è rigorosamente caucasica: la coscienza che buona parte del personale infermieristico in Italia (e in Lombardia) è straniero non li sfiora nemmeno, né tantomeno l'ipotesi (aberrante!) di un medico evidentemente africano o indiano che cura un paziente lombardo. Vade retro, négher.
“In Lombardia ogni giorno ci alziamo prima perché da sempre manteniamo l’intero Paese”: immagini dell’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele; di un centro direzionale non meglio specificato, comunque roba di vetro e cemento (omnia vincit mattone, come sapeva già quel buon lumbàrd di Virgilio Marone, un solido celta mantovano); di una scala tipo metropolitana: tutto pieno di gente che va e viene a velocità accelerata (inizia a venirmi il vomito con tutta 'sta velocità). Poi si passa a uno sfondo più naturale (tipo parco, ma non troppo chiaro, sfumato, mica che salti fuori qualche ukraina da un cespuglio), la folla rallenta del 200% e svanisce in una luminosità diafana (trasumanar significar per verba non si porria...), che diventa nuvole nel cielo azzurro, mentre la voce ti ricorda che “se questa è la tua Lombardia, Maroni è il tuo presidente”. Nuvole, simbolo con due righe di promemoria (come se servisse); sfumano le nuvole, chiusura sul simbolo su sfondo bianco. “Vota Maroni” in basso, Arial Black (o simili) corpo 38, verde fluo. Stop. 01'

Faccio notare che tutto il testo è letto con con una dizione PERFETTA, in modo che qualsiasi accenno di regionalismo svanisca completamente.
Chissà come è contento Bersani.

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