lunedì 29 luglio 2013

100 anni di infamia

Oggi arriva a un secolo di vita Erich Priebcke, che il 24 marzo 1944 fu il braccio destro di Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, nell'esecuzione della strage delle Fosse Ardeatine, in cui 335 romani vennero giustiziati per vendicare i soldati SS morti il giorno prima nell'attentato partigiano di via Rasella.
Nei giorni scorsi si era parlato di una festa di compleanno, poi il suo avvocato ha detto che non se ne sarebbe fatto nulla. Però intanto ha ricordato che sarebbe comunque stata legittima. Il famoso avvocato Taormina dice che se la festa ci fosse stata, ci sarebbe andato volentieri.
Certo, i due sono i difensori di questo personaggio disgustoso, e in qualche modo devono essere in sintonia con lui, e quindi è davvero poco stupefacente che rilascino dichiarazioni del genere.
Più stupefacente, invece, il silenzio delle autorità, che una volta di più lasciano correre sulle vicende che vedono implicato questo nazista, che ancora oggi è convinto di aver fatto una cosa giusta. Non intervenire è pericoloso: Priebke è un criminale, e non ribadire ufficialmente che l'Italia è decisamente scontenta del suo compleanno significa permettere ai suoi sostenitori di pensare che l'Italia abbia qualche motivo per giustificare le idee che hanno sostenuto tutta la vita di questo assassino.
Egregio Presidente Napolitano, le spiacerebbe usare un po' della determinazione che usa per imporci sgradevoli governi anche per condannare eventi del genere?

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