giovedì 22 agosto 2013

M. CORTI - Introduzione a "Guido Cavalcanti - Rime"

Edizione BUR Poesia del 1987, che riprende quella 1978. E si sente.
La signora Corti è certamente una grande medievalista, come suggerisce la quarta di copertina, ma scrive con una pesantezza da far stramazzare un cammello. Il testo dell'introduzione è lentissimo, si trascina in una prosa noiosamente retrò, quasi volesse tediare il  lettore. Non credo che sia intenzionale, è solo che in quegli anni si scriveva così. Che è poi la stessa cosa che accade per i contenuti: sono certamente validissimi, ma seguono un andamento a volte talmente ellittico da apparire labirintico, fatto di accenni non completati, suggerimenti sibillini, silenzi che si vorrebbero eloquenti. A tratti sembra quasi che la Nostra si degni di gettare, pur con una certa supponenza, le sue perle a noi, porcelli entrati di soppiatto nel Paradiso della Poesia Lirica, completamente sprovvisti degli strumenti per comprendere cose come "la forza della funzione segnica" di un capolavoro.
Sarà che sono ignorante, saran l'ora del tempo e la dolce stagione, sarà che son passati trentacinque anni e si sente, ma questa introduzione mi ha abbattuto sul tavolo, e mi son fatto un'oretta di sonno.
Un vero peccato, perché, al netto della spocchia accademica, del ritmo mortifero e del lessico retrodatato, quello che Maria Corti traccia è un percorso interessante dentro la poesia e le fonti filosofiche di uno dei maestri più importanti della lirica italiana, che avrebbe ancora oggi tantissimo da insegnare.
Servirebbe una bella operazione di svecchiamento stilistico, di ripulitura scrittoria, di forzosa discesa al livello dei mortali.

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