mercoledì 22 giugno 2011

Bisignani: (anti)estetica del potere

È di questi giorni l'arresto di un certo signor Bisignani Luigi, di professione "faccendiere", che pare fosse uomo potentissimo, capace di spostare le sorti di qualsiasi decisione politica da prendere in questo nostro sventurato Paese (per inciso: ho cercato di capire cosa cazzo vuol dire "faccendiere": su Wikipedia Italia rimanda a "Gruppo di pressione", cioè quello che nel mondo anglosassone chiamano "lobby").
Da giorni ne parlano e la radio, e alla fine ho ceduto e sono andato a guardare chi è questo tizio: e qui sono stato colpito dalla aporia estetica che mi tormenta.
Il suddetto faccendiere ha un curriculum notevole (affiliazione P2, radiato dall'ordine dei giornalisti, condannato nell'affare Enimont, compare nell'inchiesta Why Not), ma la cosa non mi meraviglia. Ciò che mi sconcerta è la sua faccia. Il Bisignani ha l'aspetto talmente sfigato, che in ambito anglosassone sarebbe un perfetto nerd: occhialoni sorpassati, attaccatura alta, pettinatura improponibile, sorriso sbilenco, completo banale da sararyman ordinario. Il Bisignani, se lo incorci per via, manco te ne accorgi. Se ti si infila davanti in coda dal panettiere, sei anche capace di litigarci - senza sapere che è più potente dell'imperatore. Lidia Ravera sul Fatto online ne ha dato un'ottima descrizione: "un solerte commesso del potere". Tutto ciò, però, non è un giudizio di valore: ovviamente io me ne fotto del suo aspetto esteriore, quando devo considerare i suoi crimini, e che i crimini siano tali al di là dell'estetica non è cognizione che mi scandalizzi.
Ma il problema nasce osservando che il Bisignani è uomo potentissimo in un momento e un luogo in cui tutti, dai media of mass communication ai grandi pensatori, dal Papa al Dalai Lama, dai sindacati alla Confindustria, ci ripetono che l'aspetto esteriore è fondamentale per ottenere un risultato. Che il giudizio su questo dato poi sia positivo o negativo, non mi importa: ma è vero che da decenni io sento dibattere su questo tema. In Italia abbiamo l'ossessione della chirurgia plastica - che si sta allargando a macchia d'olio tra tutti i ceti sociali e tutte le età. Abbiamo il culto della firma e dell'accessorio. Compriamo automobili, case, orologi, sedie, caffettiere, chiavette USB guardando più all'estetica che alla funzionalità. Una certa parte politica ha investito tutto sull'idea di piacevolezza estetica come causa ed effetto del successo. Abbiamo ministeri affidati a gran belle donne per il solo fatto che sono tali, un Primo Ministro perennemente fardato e liftato, e anche nell'opposizione vediamo personaggi perennemente identici (avete mai guardato davvero Casini? o Fini? o D'Alema?)
E poi scopriamo che l'uomo più potente d'Italia è un nerd che ha la faccia dell'ultimo impiegato del Catasto. Io inizio a sospettare che tutta la faccenda della piacevolezza estetica sia l'ennesima manfrina messa su per distrarci da ciò che conta veramente, e che persino tutte le tirate sulla bellezza che passa, sulla meritocrazia che non viene premiata, su quanto essere sia più importante che apparire, siano tutte fregnacce in cui ci siamo impegolati, lasciando che altri - che di tutte queste parole se ne sono fregati altamente - ci rubassero ciò su cui mette DAVVERO conto di discutere: la libertà.
Se fosse così, sarebbe davvero tragico: saremmo ad un punto in cui, ormai, anche la bellezza, la cura di sé, il piacersi - ma anche la riflessione su queste cose - dovrebbero essere messi da parte, per tenere d'occhio cose ancora più essenziali.
Prima che ci portino via definitivamente tutto.

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