sabato 13 febbraio 2010

10 domande alla sinistra

Leggo oggi sul sito di Repubblica che un gruppo di italianisti inglesi ha preparato una lista di 10 domande per la sinistra italiana, sull'esempio di quelle che il quotidiano di Scalfari ha rivolto per mesi a un reticente Presidente del Consiglio.
Mi paiono ben fatte, e quindi rimando alla lettura, con solo un piccolo commento: per anni la sinistra si è scandalizzata dell'immagine che del nostro Paese l'inquilino di palazzo Grazioli ha contribuito a costruire agli occhi di moltissimi stranieri. Ma, in effetti, se questa specie di "caudillo de noantri" è riuscito ad arrivare al potere e a restarci per un pezzo, ciò è dovuto anche alle enormi mancanze di una sinistra insulsa, litigiosa, disorganizzata, incapace di comunicare. A me piace molto la domanda n° 7, perché mi pare che sia un'ottima fotografia della realtà attuale in Italia: 25 anni di cultura berlusconica non hanno mai avuto una vera "opposizione politica", anzi hanno cancellato completamente persino il concetto che questa espressione veicolava a sé.
E allora?
E allora a mio avviso oggi lo spazio politico in cui viviamo non è più leggibile secondo le categorie standard della democrazia repubblicana, ma va interpretato secondo quelle della pubblicità commerciale, che è la weltanshauung su cui l'homo arcoreus ha forgiato il suo popolo, il suo partito, i suoi governi.
Stando così le cose, io aggiungerei a quell'elenco una sola domanda: quale è stato il prezzo a cui la classe politica di sinistra si è venduta all'avversario?

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