martedì 2 marzo 2010

Gentile Facente Funzioni Gelmini

sono un insegnante di scuola superiore, regolarmente abilitato, che lavora in una scuola parificata perché la sua posizione in graduatoria non gli permette di avere un posto sicuro nelle scuole statali, e che, grazie alla sua geniale riforma tremontiananamente tesa alla compressione delle spese - e cioè alla riduzione del personale - non se lo potrà permettere prima di altri venticinque anni. Grazie mille, signora Gelmini!
Ma non è di me che voglio parlarle oggi, o della mia frustrazione.
In realtà voglio parlarle di mia moglie, che è incinta (come lei, signora), ma a causa della sua condizione ha perso il lavoro (diversamente da lei, ahinoi), perché, con un contratto annuale a progetto, non appena è stato chiaro ed innegabile per tutto l'universo che la sua circonferenza ventrale non era dovuta alla gola né alla colonizzazione da parte di un alieno di cinematografica memoria, ma ad un fenomeno naturale chiamato "gravidanza", le hanno allegramente spiegato che aveva due possibilità: (A) riprendere a lavorare appena dimessa dall'ospedale; (B) fare le valigie.
Siccome io non posso allattare, si è trovata costretta a scegliere l'opzione (B).
Ma non sono qui a elemosinare la riassunzione di mia moglie, né tanto meno un finanziamento per una operazione che mi consenta di coadiuvarla nella funzione fisiologica dell'allattamento - intervento peraltro impossibile allo stato attuale delle conoscenze mediche anche nei paesi avanzati, dove la ricerca medica è finanziata per davvero.
Sono qui, invece, a raccontarle un'altra storia che mi fa molto arrabbiare.
Oltre alla collaborazione annuale di cui sopra, che le fruttava comunque meno del mio stipendio (e lei ha anche un PhD! e io insegno in una scuola parificata, dove gli stipendi sono notoriamente più bassi che nella scuola statale!), la mia signora, per far quadrare i conti, aveva anche una piccola collaborazione con una grossa università milanese, dove faceva da assistente ad un laboratorio di progettazione, in qualità di "cultore della materia". Per questo lavoro le sono state liquidate ieri le sue spettanze relative all'anno accademico scorso, nella cifra di Euro 192,5 al lordo delle trattenute d'imposta, per una prestazione d'opera di 56 ore. Significa che ha percepito la strabiliante cifra di Euro 3,4375 (lorde, s'intende) per ogni ora di lavoro.
Non le voglio parare dello scorno di una lavoratrice che, dopo aver studiato per tanti anni e con tanto impegno e tanti sacrifici, vede remunerata in questo modo scandaloso la sua professionalità.
Ma già così quei soldi non bastano per pagare le trasferte e i pranzi fuori casa per tre mesi di corso; in più occorre anche calcolare le imposte. Per aver percepito quei soldi dovrà compilare un modello di dichiarazione dei redditi, che avrà dei costi, che nessuno rimborserà.
Bilancio: avrà pagato per lavorare - cosa che non succede nei paesi civili, dove si viene pagati per lavorare.
Ne scrivo a lei perché è, almeno nominalmente, la titolare del dicastero che si dovrebbe occupare di queste situazioni.
Nel caso che nessuno glie ne avesse mai parlato prima, queste sono le condizioni in cui lavorano i collaboratori a progetto di università dove i pochissimi titolari di cattedra prendono stipendi faraonici, senza dover rendere conto a nessuno delle attività di ricerca che - almeno teoricamente - intraprendono.
E il sospetto che nessuno glie ne abbia mai parlato è forte, visto ciò che il suddetto dicastero sta facendo a favore delle possibilità da offrire ai giovani laureati che intendono continuare a lavorare nell'ambito delle università, cioè ad approfondire i loro studi, contribuendo all'avanzamento del sapere e anche del prestigio internazionale delle nostre istituzioni scolastiche e di questa nostra povera patria.
Cordialmente.

PS: finito di rileggere, mi accorgo che l'ultima frase non è molto chiara. Non vorrei che si ingannasse, leggendola, e quindi glie la spiego chiaramente qui: lei non sta facendo NIENTE DI NIENTE per i ricercatori universitari di questo Paese, alla faccia delle promesse elettorali sue e del suo partito. E se il suo amico Giulio le dice il contrario, si fidi di me: sta mentendo.

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