mercoledì 10 marzo 2010

Signor Amministratore Delegato Mauro Moretti,

non ho letto le sue dichiarazioni sull'affollamento dei treni pendolari, né le ho sentite direttamente per radio, ma le ho trovate su siti Internet che ritengo fededegni.
Sono un pendolare che, come ho scritto anche su questo blog, si trova spessissimo a dover affrontare le pessime condizioni del servizio erogato dall'azienda di cui lei è l'A.D.
Vorrei comunicarle il mio pensiero su due aspetti di quella sua esternazione.
Lei sostiene che i pendolari si lamentano solo perché sono abituati a farlo. In pratica, per dare aria ai denti. Io non credo che lei reggerebbe due viaggi nelle condizioni in cui noi siamo costretti a viaggiare ogni giorno. Ho visto la sua faccia su Internet: abbronzato, pettinato, incravattato, senza una piega. Lei non viaggia con Trenitalia. Lei non deve salire tutti i giorni su treni che puzzano, passando per stazioni luride o continuamente dissestate da lavori perennemente in corso, lei non aspetta il convoglio che la porterà al suo salario ingiustamente faraonico sotto la pioggia, la neve, il caldo torrido o il vento senza poter accedere ad una sala d'aspetto. Lei vive in un altro mondo, in cui i pendolari non possono mettere piede e sono solo generatori di lontani brusii di sottofondo. Se lei prendesse un treno pendolare tutte le mattine, non credo proprio che avrebbe quell'aspetto, né che penserebbe che lamentarsi sia uno sport collettivo. Lei si lamenterebbe, eccome. Ma lei non prende il treno, e tratta noi pendolari come inutili prefiche, e si permette di insultare in questo modo la nostra rabbia.
Lei sostiene che il ritardo sia fisiologico nelle ore di punta, e non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Io ho girato il mondo, spesso in treno. Non ho conoscenza di dati statistici, ma di esperienza. Quello che lei dice non corrisponde alla verità. Le sue statistiche mentono, oppure è lei a mentire per giustificare la sua inazione su questo fronte. Il trasporto pendolare in Inghilterra funziona assai meglio di quello italiano. Per non parlare di quello tedesco. In compenso i treni a lunga percorrenza indiani hanno gli stessi ritardi di quelli italiani. Ma come può saperlo lei, che probabilmente quando si sposta viaggia solo in prima classe? e di certo non sui treni!
Credo che però, in realtà, il problema sia ancora più profondo.
A lei i pendolari non interessano. Per nulla. Lei non ritiene che sia utile o vantaggioso non dico prendere dei provvedimenti, ma addirittura interessarsi della questione. I ritardi ci saranno sempre. Punto. Come dire: cazzi vostri.
È questo l'aspetto più indegno di tutte le sue affermazioni.
Per favore, faccia una cosa, una sola, utile ai pendolari.
Si dimetta.

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