martedì 4 ottobre 2011

Mo Yan - Le sei reincarnazioni di Ximen Nao

Ximen Nao, proprietario terriero, patriarca, eponimo di un villaggio nella zona Nord Est del distretto di Gaomi, arrestato come nemico del popolo, viene ammazzato con un fucile fatto in casa dopo processo sommario. Negli inferi protesta la sua innocenza e le irregolarità processuali fino a prendere per sfinimento Yama, il re dell'oltretomba, che gli concede di reincarnarsi. Attraverso cinque reincarnazioni in asino, maiale, cane, scimmia tornerà infine uomo, il bambino dalla testa grossa che narra tutta la vicenda a suo nonno Lan Jiefang, il figlio di Lan Lian, bracciante di Ximen Nao, così che il cerchio si chiuda sia nelle vite del proprietario terriero che in quelle di chi gli è sopravvissuto durante i cinquant'anni di rivoluzione maoista e poi di ritorno alla normalità vissuti dalla Cina.
La storia dei discendenti di Ximen Nao, tra cui egli stesso continua a vivere sotto forma di animale domestico, è quella della Cina rivoluzioanria, in cui gli entusiasmi riformisti convivono con le astuzie, e tutti i grandi ideali finiscono per essere per lo più dei pretesti per la vendetta, la paranoia, l'amore, l'interesse economico, il potere. Qualcuno perderà tutto, qualcuno salverà l'amore o la dignità passando attraverso tutte le gradazioni della sofferenza, fino alla nascita del bambino miracoloso da una relazione proibitissima e fatidica.
Grande protagonista, sullo sfondo di tutta la narrazione, la tradizione culturale millenaria della Cina, che nessuna Rivoluzione Culturale potrà mai cancellare, perché è parte della biologia dei cinesi, con i suoi pregi e i suoi difetti. E così un morto può tornare nella sua casa come spirito o reincarnarsi in un animale domestico per continuare e vegliare sulla famiglia nonostante la collettivizzazione, e anzi, pur essendo stato un proprietario terriero, contribuire attivamente al successo della brigata di produzione sia nel periodo dell'autarchia dell'acciaio che in quello dell'allevamento dei maiali. Ma intanto le sue incursioni nel mondo gli servono, secondo le intenzioni tradizionalissime di re Yama, per purificare il suo desiderio di vendetta - e in effetti la società nuova che ha sostituito l'antico regime feudale, in realtà, pensa da sola a punire i colpevoli della rovina di Ximen Nao, che fanno una fine anche peggiore della sua.
Si salva qualcuno? Sì: chi ha creduto solo nell'amore, ma non in modo morboso; chi è in contatto con una qualche forma di magia, e la vive come se niente fosse; chi è rimasto sinceramente fedele ai valori antichi, ma senza rane dei feticci.
È un libro complesso, un affresco grottesco della Rivoluzione, ma anche dell'umanità in genere e dei limiti che questa incontra inevitabilmente nei suoi grandiosi progetti di riforma sociale. È un romanzo scritto in maniera stupenda, che indugia nei particolari come solo il racconto di un anziano che ha preso coscienza di tutte le sue vite precedenti può fare: particolari all'apparenza inutili, ma che invece sono fondamentali per portarti dentro alla situazione storica e dentro ad un linguaggio - che è sempre un modo di giudicare il mondo e la sua storia. Ma ancora di più, il vagare senza meta apparente del racconto pare essere cifra del giudizio di Mo Yan sulle vicende del distretto di Gaomi: anche la vita è una specie di lento racconto che si snoda con i suoi tempi, e non ha molti senso cercare di orientarlo o organizzarlo più di tanto.
Riferimenti: Mao Zedong, Il Libretto Rosso; Zang Yimou, Sorgo Rosso (solo dopo aver letto questo libro ho scoperto che il romanzo da cui è tratto il film è di Mo Yan); Ermanno Olmi, L'Albero degli Zoccoli; Katsuo Otomo, Akira (il bambino dalla testa grossa mi ricorda tanto gli Espers, non so perché...); Baz Luhrmann, Romeo+Giulietta.

Nessun commento:

Posta un commento

Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.5 Italy License.