Mi sto leggendo gli Annales (edizione BUR, 1981), per un personalissimo progetto di recupero di testi fondanti che, per qualche motivo, finora non avevo ancora letto. Tacito è davvero un fenomeno della scrittura: siamo lì sulla vita di Tiberio da più di centoventi (120!!!) pagine, e non mi ha ancora stancato. La traduzione di Bianca Ceva è chiarissima e godibile, ma - proprio per questo - non rende sempre onore alla velocità e all'incisività dello stile tacitiano, e quando pesco uno dei suoi giudizi taglienti, una delle sue rasoiate alla piccolezza e alla incapacità dei politici e dei semplici cittadini dei suoi tempi, vado subito a vedere il testo originale, e mi godo la potenza ineguagliabile di quella scrittura.
Poi mi figuro il confronto con l'Italietta di oggi, fatta di pochi potentissimi e di migliaia di adulatori, delatori, prosseneti, prostitute d'alto rango, maneggioni... e mi dico che, tutto sommato, poco meno di duemila anni sono quasi un battito di ciglia nell'esistenza della nostra specie, e che in effetti c'è davvero poco da meravigliarsi, se in tutto questo tempo non abbiamo inventato nulla, né siamo riusciti a imparare qualcosa dai nostri errori.
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