domenica 20 febbraio 2011

U. Eco, Il Cimitero di Praga

Ho letto da qualche parte sulla Rete che qualcuno non ha gradito questo ultimo libro di Eco, e lo ha giudicato una sorta di Dan Brown all'Italiana.
Anche a me, lo devo ammettere, non ha fatto impazzire. Secondo me è scritto riutilizzando moltissimo materiale del Pendolo di Foucault, rimontato in maniera differente. Quanti conoscono a fondo i Pendolo, come chi scrive, ritroveranno ad ogni pie' sospinto le stesse ossessioni - lo spiritismo di fine Ottocento, i Gesuiti, l'Ochrana del Rachkovskji, l'antiquaria, i cunicoli, i tunnel della metropolitana, i passaggi segreti, il feuilleton, le fogne di Parigi, i templari, le messe nere - che avevano dato vita a quel "Piano di domino del mondo" che nel Pendolo veniva messo in piedi da tre redattori di una casa editrice milanese per gabbare quelli che ci credevano davvero, e poi gli si ritorceva contro. Quindi non è che io sia impazzito leggendo questa nuova prova del Professore, dato che riuscivo ad anticipare la maggior parte delle sorprese grazie alla mia conoscenza del Pendolo.
C'è, però, una differenza tra i due libri, che è quella che fa la peculiarità di questo testo e gli dà un valore innegabile e anche, a mio avviso, modernissimo. Anche nel Cimitero di Praga abbiamo un complotto internazionale inventato a tavolino che si sviluppa nei secoli, ma questa volta non è frutto della fantasia del Professore: a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, falsari prezzolati dai servizi segreti di mezza Europa lavorano per avere una "solida" base da cui attaccare gli ebrei e, possibilmente, farli sparire dalla faccia della terra. Eco ricostruisce la genesi dei Protocolli degli Anziani di Sion, un pamphlet antigiudaico diffuso a partire dal 1905, incredibile nella forma e nel contenuto, che fu preso come oro colato in tutta Europa e portò - è questa, a ben vedere, la tesi finale sostenuta da Eco - fino allo sterminio nazista. Il complotto di cui parlano i Protocolli è un'invenzione, ma è realissimo invece quello che ha portato alla loro produzione: e il valore del libro di Eco è davvero tutto qui, nella denuncia di un complotto vero, nato dalla sovrapposizione mediatica, attraverso la denuncia di uno finto.
Mi pare ben altra cosa dalle farneticazioni di mr. Brown sulla massoneria, i templari redivivi (o mai morti), l'Opus Dei, tra insegnanti di simbologia, assassini albini e curatori del Louvre dall'insospettabile doppia vita.
In più, il libro è scritto in maniera divina, come sempre. La parentela con il Pendolo si capisce subito dall'inizio, e fa venire voglia di mollare il colpo, ma lo stile unico di Eco, l'uso sapientissimo della lingua e dei suoi movimenti, ti tengono inchiodato, affascinandoti, impedendoti di arrabbiarti perché il Professore ti sta propinando gli stessi ingredienti dell'altra occasione.
Ultima notazione: alla fine del racconto del Capitano Simonini, il Narratore introduce una tabella in cui spiega l'andamento reciproco di story e plot. E perché mai? Eco ci dice che la tabella è a tutto vantaggio di un lettore di "non fulmineo comprendonio". Il che è preoccupante: Eco pensa che i lettori non siano in grado di capire l'intreccio della storia, e probabilmente li sottovaluta, soprattutto quelli della generazione più giovane, che di questo genere di intricatissimi intrecci hanno ampia e confortevole esperienza nel cinema e nei videogames.

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